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PREVIEW: POOLS AND VOIDS di Nazgol Ansarinia | Galleria Raffaella Cortese

Attraverso una presentazione generale a cura di galleriste, curatori e direttrici di spazi dell’arte e approfondimenti con le parole delle artiste e degli artisti protagonisti di alcune mostre da noi selezionate, PREVIEW vi guiderà in una serie di tour immaginari nelle gallerie milanesi.

In questo quarto appuntamento abbiamo parlato con la gallerista Raffaella Cortese e l’artista Nazgol Ansarinia.

In foto

Installation view: di Nazgol Ansarinia, Dulce de leche muy amargo, 2021. Ph. Lorenzo Palmieri, Courtesy Galleria Raffaella Cortese, Milano

Potresti parlarmi della mostra, attraverso una serie di aggettivi/immagini, in modo da suggerire e anticipare quello che i nostri lettori scopriranno in galleria?

Raffaella Cortese: Nazgol Ansarinia lavora prevalentemente nel suo studio e l’intimità di questo luogo si riflette sulla scala, solitamente contenuta, dei suoi lavori. Il nuovo nucleo di opere che presenta nel nostro spazio al civico n. 7 parla di possibili memorie degli abitanti della sua città, Teheran. Nelle numerose piscine vuote di Connected Pools, dal colore azzurro/blu consunto dai decenni passati, Nazgol ritrova il tempo in cui furono costruite – sul finire degli anni Sessanta. Questi “vuoti” abbandonati e silenziosi, ma curiosamente mai demoliti né riutilizzati, parlano di nostalgia e diventano oggi custodi dei desideri nati in quegli anni.


“Dissolvendo le sostanze, l’acqua aiuta l’immaginazione nel suo compito di de-oggettivare e assimilare. L’acqua è l’elemento dei sogni, l’elemento che nell’aiutarci a smaterializzare il mondo oggettivo ci ispira a sognare.” — Gaston Bachelard, Psicanalisi delle acque. Questa è la citazione da te selezionata come introduzione del comunicato stampa della mostra. Quali sono le motivazioni che ti hanno spinta a sceglierla e quale chiave di interpretazione delle opere esposte vorresti che suggerisse agli spettatori?

Nazgol Ansarinia: L’acqua o la sua assenza, nel caso delle piscine vuote, è ciò attorno cui ruota il progetto Pools & Voids. L’obbiettivo è quello di esplorare il significato concettuale dell’acqua nel contesto iraniano attraverso i contenitori che sono stati costruiti per contenere fisicamente questa sostanza. Nella citazione di cui sopra Bachelard descrive un attributo fisico dell’acqua, il quale determina uno dei suoi effetti psicologici più significativi; così ho pensato che questa frase potesse costituire il punto di partenza più appropriato per addentrarsi in questa nuova serie di lavori.

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In foto

1. Private Waters, 2020 Resin, 52 pieces 5 × 12 × 5 cm average size each piece/ Table: 90 x 400 x 80 cm Ed. 2 + 1 AP NA2015

2. Connected Pools, 2020 Plaster, pigment color and paint 22 × 19,4 × 25 cm Ed. Unique in a series of 2 + 1 AP NA202

E’ senza dubbio curioso, prendendo innanzitutto in considerazione la velocità con cui abitualmente si procede nella città di Teheran con la demolizione e la costruzione (o ricostruzione) degli edifici, che queste piscine, seppur inutilizzate, continuino ad esistere. Secondo la tua personale interpretazione il protrarsi della presenza di queste esprime “… un desiderio di riutilizzo in un inatteso futuro,ma allo stesso tempo mantengono la memoria di quando furono colme di acqua e utilizzate”. In seguito alle tue ricerche sei riuscita a scoprire il reale motivo per cui la demolizione sia stata loro risparmiata?

N.A.: In realtà durante tutto il processo sono sempre stata meno interessata a giungere ad una risposta circoscritta e definitiva, quanto piuttosto ad osservare una situazione ed esplorarne i vari aspetti.

Osservando la disposizione dell’insieme delle sculture Connected Pools, le quali ricalcano le forme di queste piscine abbandonate non solo per quanto riguarda il perimetro ma anche sul piano dell’altezza e della profondità, sembra quasi di trovarsi di fronte ad una piccola città utopica/distopica. C’è questa connessione ed, eventualmente, come te la immagineresti una città del genere?

N.A.: Nel corso della mia ricerca mi sono interessata all’enorme numero di queste piscine e a come, una volta riunite, la loro area totale sarebbe potuta essere assimilabile a quella di un lago. Le Connected Pools sono il primo passo per arrivare a concepire la combinazione di queste forme come la rappresentazione di un desiderio collettivo. Le piscine collegate tra di loro permettono il flusso dell’acqua e il passaggio dal privato al pubblico. Non sono sicura che, come suggerisci tu, siano una manifestazione di una visione utopica o distopica, ma di certo contengono al loro interno una sorta di movimento in opposizione all’attuale stato immutabile delle piscine vuote.

Vorrei parlare di Dissolving Substances, video installazione il cui supporto sono due schermi tra loro paralleli. Come nasce quest’opera e in che modo la dualità del supporto ti permette di sviluppare la tematica dell’opera?

N.A.: Dissolving Substances segue la dilapidazione di una piscina vuota nel corso del tempo. Mentre la vernice si screpola e il sole ne sbiadisce il colore, i disegni creati come risultato del decadimento iniziano a somigliare alla superficie dell’acqua in movimento. Le riprese si muovono avanti e indietro nel tempo, giocando con la memoria dell’acqua e con la possibilità che il contenitore vuoto venga riempito.

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In foto

1. Dissolving Substances, 2020 2 channel video 3' Ed. 5 + 1 AP NA3004

3. Private Waters, 2020 Resin, 52 pieces 5 × 12 × 5 cm average size each piece/ Table: 90 x 400 x 80 cm Ed. 2 + 1 AP NA2015

La mostra sarà aperta presso la Galleria Raffaella Cortese di Milano, via A. Stradella 7, dal 4 febbraio al 24 aprile, per appuntamenti scrivere a galleria@raffaellacortese.com.