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Frequencies Installazione di 19 elementi Misure ambientali cm 210x410 Credits YAI.RED Courtesy BIANCHIZARDIN
Potresti parlarmi della mostra, attraverso una serie di aggettivi/immagini, in modo da suggerire e anticipare quello che i nostri lettori scopriranno in galleria?
Jessica Tanghetti: Il titolo della mostra Once upon a time, today… è evocativo del suo contenuto, richiamando una dimensione fiabesca che diviene tramite per il racconto dell’oggi. Ed è proprio questo il rimando su cui la mostra si fonda, espresso tramite una continua, costante e dinamica alternanza tra forme, colori, giochi e movimenti. Il colore è centrale ed in continua trasformazione, esplicandosi in un carattere fluttuante e incessantemente dinamico sia nelle opere, apparentemente, monocolore [serie “Frequencies”] che in quelle multicolore [serie “Noise”], nonché nel punto di incontro tra le due serie, rappresentato dall’opera “White Past” presente al termine del percorso espositivo. In mostra vi sono inoltre due lavori installativi, “The Game” e “Frequencies”, che enfatizzano i temi chiave del lavoro dell’artista tramite il rimando alla dimensione ludica, carattere innato, puro ed immanente nell’evoluzione individuale e alla base della sua ricerca. Colori, forme, giochi e movimenti si incontrano poi con il racconto del tempo narrato dalla stratificazione di tutte le opere in mostra, risultato dell’utilizzo di materiali vicini alla storia intima dell’artista, che divengono metafora di memorie e tracce del passato.
La mostra presenta due tipologie di lavoro e di ricerca, rispettivamente relative al monocromo (serie “Noise”) e al multicolore (serie “Frequencies”). In quale rapporto stanno tra loro?
Gianluca Patti: La ricerca è la medesima e si articola appunto in due tipologie di lavori apparentemente differenti. Infatti, le opere sono oggetto dello stesso processo creativo. Entrambe sono il frutto di sovrapposizioni di colore e materia, a cambiare sono gli stati d’animo che vivo e che vengono rappresentati in taluni casi nella serie “Noise” e altri in “Frequencies”. Le opere ad ogni modo dialogano tra di loro e se poste vicine, riusciamo a cogliere la loro sinergia.
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Dettaglio di Installazione Frequencies Credits YAI.RED Courtesy BIANCHIZARDIN
Multicolor #52, Floating Noise, 2021 Acrilico e resina su legno Cm 150x150 Credits YAI.RED Courtesy BIANCHIZARDIN
La tua ricerca si basa sullo studio della materia e del colore. Quali artisti sono stati per te fonte di ispirazione in questo senso ?
G.P.: All’inizio di ogni percorso è importante avere dei punti di riferimento, coglierne gli aspetti, studiarli per poi personalizzare il proprio lavoro. La mia fortuna è stata quella di essere un autodidatta, libero di poter scegliere e di farmi influenzare. Il primo su tutti è stato J.M Basquiat di cui, prima ancora di leggere la sua storia e conoscerlo meglio, mi avevano colpito le associazioni cromatiche, una varietà di colori dal quale ho preso spunto. In seguito fui catturato da quanto la sua “imperfezione” fosse perfetta. I disegni, le scritte, le figure riportate all’interno del suo lavoro in maniera disordinata come per magia prendevano forma nella mia mente.
Un altro artista che mi ha condizionato è stato Giuseppe Penone. Prediligo le sue installazioni e comunque le opere legate all’Arte Povera. Grazie a lui ho iniziato a dare importanza a “cose” che mi stavano accanto decontestualizzandole dal loro uso normale e attribuendogli significati diversi.
Vorrei parlare dell’installazione site-specific “Frequencies”, come nasce quest’opera e cosa la caratterizza?
G.P.:L’idea è quella di riprodurre una “frequenza” di colori che assumano però diversi significati a seconda di chi li osserva. Il colore grazie alle sue vibrazioni evoca suoni, rumori o immagini. Bisogna solo lasciarsi trasportare e dimenticarsi di tutte le sovrastrutture che spesso abbiamo. Vorrei citare una frase di V. Kandinsky alla quale mi ispiro e credo sia risolutiva: “Il punto di partenza è lo studio del colore e dei suoi effetti sugli uomini”.
Il richiamo alla dimensione ludica è una costante delle tue opere (come appare evidente nell’installazione “The Game”). L’adozione di uno sguardo infantile sembra poter essere associata alla poetica pascoliana del fanciullino. C’è questa connessione?
G.P.: Ricordo di non esser mai stato uno studente modello, nonostante questo la poetica di Pascoli mi affascinava. Ascoltare il bambino che è in me è abbastanza naturale, lo è sempre stato. Credo lo si evinca in tutte le mie opere, nei colori che utilizzo, nei materiali che, nel tempo, ho scoperto essermi sempre appartenuti. In questa installazione l’invito è a mettersi in gioco, non importa quanti anni abbiamo, chi siamo o che professione esercitiamo. La vita ci offre delle opportunità e dobbiamo saperle cogliere e sfruttare al meglio. “The Game” rappresenta il gioco del tris, un gioco che abbiamo fatto tutti, semplice e immediato che ci mette davanti a delle scelte. Nell’installazione la partita è ancora aperta, inducendo lo spettatore a riflettere su a chi spetterà la prossima mossa…
Durante le prime visite a questa mostra, sono stato stupito nell’osservare tanta curiosità e interesse da parte delle persone nel vedere riprodotto il gioco di quando erano bambini. Un inevitabile tuffo nel passato con la voglia di continuare la nostra partita personale, la VITA.
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The Game Installazione di 4 elementi Misure ambientali cm 280x280 Credits YAI.RED Courtesy BIANCHIZARDIN
Blue Frequencies #77, 2020 Acrilico, rete da intonaco e resina su tela Cm 60x60 Credits YAI.RED Courtesy BIANCHIZARDIN
La mostra sarà aperta su appuntamento presso la galleria BIANCHIZARDIN di Milano, via Pietro Maroncelli 14, dal 20 Gennaio al 27 Febbraio 2021, per appuntamenti scrivere a info@bianchizardin.com.