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PREVIEW: DULCE DE LECHE MUY AMARGO di Stefan Milosavlevic | The Flat - Massimo Carasi

Attraverso una presentazione generale a cura di galleriste, curatori e direttrici di spazi dell’arte e approfondimenti con le parole delle artiste e degli artisti protagonisti di alcune mostre da noi selezionate, PREVIEW vi guiderà in una serie di tour immaginari nelle gallerie milanesi.
In questo terzo appuntamento abbiamo parlato con la gallerista Antonella Magalini e l’artista Stefan Milosavljevic.

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Installation view: Stefan Milosavlevic, Dulce de leche muy amargo, 2021. The Flat - Massimo Carasi, Milano

Potresti parlarmi della mostra, attraverso una serie di aggettivi/immagini, in modo da suggerire e anticipare quello che i nostri lettori scopriranno in galleria?

Antonella Magalini: Per questo primo progetto a The Flat, Stefan Milosavljevic ha esteso la sua pratica artistica muovendosi in completa libertà tra pittura, disegni ed installazioni, trasformando colori e oggetti alla ricerca del limite tra visibile ed invisibile. Balzano agli occhi in primis i colori armonici e la varietà di sfumature delle 20 tele che abbracciano la galleria. Leggendo le didascalie scopriamo che esse sono state realizzate impastando i colori a tempera con sostanze chimiche legate al mondo ricreativo del sesso. Tutti i titoli, oltre agli ingredienti usati per dipingere, accompagnano e svelano l’intera esposizione.

Come nei disegni della serie “Interrupted Rainbow” -eseguiti con marker e testoterone- l’artista invita ad un diversa visione che va oltre i colori dell’ arcobaleno. Il fil rouge della mostra viene quindi improntato sul paradosso, sul contrasto e la trasformazione. Nella project room sono collocate due sculture realizzate con shoppers esclusivi, realizzati a sostegno della comunità LGBTQI+ , contenenti elementi la cui trasportabilità è evidentemente improbabile, essendo in fatti riempiti di pesanti lastre di marmo e per opposizione con fragili vasi di vetro. Inoltre sono presenti nell’esposizione due installazioni a pavimento costituite da lucenti scaglie di metallo di diverso colore che descrivono una forma geometrica sulle quale campeggiano alcune sfere di minerali naturali. L’intento dell’artista è di sottolineare la propensione degli elementi al trasformarsi e al divenire qualcosa di diverso da ciò che costituivano originariamente.

Innanzitutto, Stefan, potresti parlarmi della paradossalità del titolo della mostra e di come questa si rifletta nelle opere esposte, attraverso un ciclo ricorrente di creazione e distruzione?

Stefan Milosavljevic: Il titolo della mostra “Dulce de Leche muy amargo” allude ad un paradosso impensabile ma assolutamente possibile della trasformazione del gusto dal dolce all’amaro. Questo avviene per via di un’assunzione esagerata dello zucchero e questa caratteristica del contrasto è parte integrante di ciascun lavoro. A partire dalle installazioni realizzate con le polveri metalliche e sfere di cristalli preziosi, attraversando tutto il ciclo delle tele e delle sculture colorate, per finire ai disegni di dodici arcobaleni scomposti il rapporto tra creazione e distruzione è sempre presente e vive nella forma e nell’intenzione dell’intera mostra. Mi interessa quel momento che precede una fine, una grande esplosione o un evento catastrofico dove tutto è possibile, persino avere un finale della storia completamente diverso. Questo momento è fatto di paura, malinconia, coraggio, e perché no, di speranza, che ho cercato di trasmettere nei miei lavori.

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Installation view: Stefan Milosavlevic, Dulce de leche muy amargo, 2021. The Flat - Massimo Carasi, Milano

Vorrei parlare delle sculture “Sweet Summer Sweat” e “Heart of Glass”, come nascono queste opere e cosa le caratterizza?

S.M.: Questi lavori nascono dall’idea di rendere un’azione immobile nel corso del tempo e dello spazio. Le due sculture sono realizzate utilizzando sacchetti promozionali a tema (e supporto) LGBTQI+ dell’Ikea che vengono riempiti ciascuno rispettivamente di vasi colorati di vetro e marmi di recupero. La natura di questi sacchetti è utilitaristica, ovvero, dovrebbero svolgere l’azione di portare o trasportare qualcosa e allo stesso tempo promuovere un messaggio politico. Tutta questa azione potenziale viene arrestata nel momento in cui lo spostamento del sacchetto causerebbe in un caso la rottura di tutti i vasi e nell’altro caso il sacchetto stesso si romperebbe per via del peso del marmo. Volevo, mediante queste metafore, creare un paradosso visivo che raccontasse appieno la condizione dei diritti civili della comunità LGBTQI+ , una condizione fragile e ferma.

Il simbolo dell’arcobaleno è una costante delle opere in mostra. Potresti spiegarmi, qual è il significato da te attribuitogli e, in generale, che cosa motiva la tua scelta nell’uso dei colori?

S.M.: L’arcobaleno è un fenomeno ottico che si verifica quando la luce del sole attraversa delle gocce d’acqua nell’aria. Esso allo stesso tempo è reale ma non è palpabile, è incontrollabile e dura sempre troppo poco. Quello che mi affascina di più è il fatto che non sia domabile e che sia per chiunque lo osservi.
Mi interessa molto scegliere colori che siano parte della natura, una natura selvaggia e inaccessibile che si incontra di rado. Ho una grande necessità di leggere nei colori una storia, un passato o una forte intenzione e questo non solamente per i miei lavori.

Per le tue tele (oltre a pennarelli e tempere) utilizzi sostanze molto particolari ( come adrenalina, testosterone…); da dove deriva l’idea di utilizzare queste sostanze? E data la loro particolarità anche a livello chimico, fai prima delle prove in studio?

S.M.: Le sostanze chimiche che utilizzo provengono sempre da esperienze personali. Sono tutte invisibili e trasparenti ma che caratterizzano molto la trasformazione del corpo, i processi cerebrali e il carattere di chi le assume. Per questo motivo sono legato di più al loro significato intrinseco e concettuale piuttosto che alla loro formalizzazione. Vengono fatte diverse prove, per alcuni lavori come i disegni per esempio un minimo errore può compromettere irrimediabilmente il risultato con il rischio di dover ricominciare dall’inizio. La realizzazione di questi lavori oscilla tra la capacità di concentrazione e pazienza e il bruciante desiderio di vedere l’opera finita.

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Stefan Milosavlevic, Dulce de leche muy amargo, 2021. The Flat - Massimo Carasi, Milano

La mostra sarà aperta presso la galleria The Flat – Massimo Carasi di Milano, via Paolo Frisi 3, dal 4 febbraio al 20 marzo, dal martedì al sabato h 14.30 – 19.30 o su appuntamento.