Il Corpo di Napoli: Conversazione tra Pietro Gaglianò e Simona Da Pozzo

In occasione della tappa partenopea della residenza artistica itinerante Grand Tour en Italie, a cura di Susanna Ravelli e Michela Eremita,  di cui Simona Da Pozzo è una delle artiste in residenza, pubblichiamo la conversazione sul Corpo di Napoli tra l’artista e il critico d’arte Pietro Gaglianò.

Grand Tour en Italie, programma itinerante di residenza d’artista, che si propone di promuovere l’arte italiana attraverso la costruzione di relazioni favorevoli all’incontro tra artisti e curatori, operatori culturali e centri d’arte, approda a Napoli, in collaborazione con SuperOtium. Le protagoniste della  residenza a Napoli, tutta al femminile, sono: Simona Da Pozzo, Tiziana Pers, Isabella Pers, Stefaniza Mazzola.  Al gruppo si aggiungono le artiste in visita: Maura Banfo e Concetta Modica, che ritornano in viaggio, dopo l’esperienza palermitana.

Simona Da Pozzo, Jus Solis Action – Atlas dei Corpi. Mirror and action curated by Marco Izzolino, Autumn equinox 2019

Pietro Gaglianò: I monumenti storici nello spazio delle città contemporanee vivono un destino ambiguo. A volte sono vittime di una consunzione dovuta a troppi sguardi depositati su di loro, a troppe fotografie di pessima qualità, a una celebrità che ha svuotato la loro forma lasciando solo la superficie. Altri monumenti, quelli più negletti, meno celebri, invece continuano una vita nascosta silente. E’ il caso del Corpo di Napoli  e anche dell’effigie della Mosa a Rotterdam, entrambi perfettamente immersi nel proprio mondo ma anche estranei, remoti. La mia domanda, al cospetto di questi monumenti, è sempre la stessa. Che lingua parlano? In che idioma? Per essere ascoltati da chi? E chi è in grado di ascoltarli?

Simona Da Pozzo: Quel che mi ha fatto avvicinare al Corpo di Napoli è l’impressione che la sua voce non sia monolitica. Questo Corpo di Napoli sembra essere plurale, multidimensionale, multispecie, multigenere, multicorpo. Oppure: è per questo suo modo di apparirmi che è nata la nostra relazione amorosa aperta all’imprevisto. Il dialogo che il suo corpo-pre-restauro ha instaurato con Napoli, ha portato gli abitanti ad onorarlo come Partenope: donna-pesce, donna-uccello, corpo dalle cui spoglie è nata la città, Corpo di Napoli appunto. Poi è stato identificato nel XVII sec. come Fiume Nilo e restaurato/implementato di conseguenza in stile “uomo bianco barbuto”. Per questo mi rivolgo al Corpo di Napoli al plurale, parlo di Loro, ascolto entrambe le visioni: sia quella storica conservativa che quella immaginifico proiettiva dei racconti brulicanti tra le strade.  E fin qui, ad ascoltare sono io e a parlare sono altri umani.  Come di umana forma sono il Cuorpo e Napule e il Sebeto che, nella raccolta che ho trovato all’archivio de La Società Napoletana di Storia Patria, dialogano sulla costituzione in via di redazione all’epoca, nei primi episodi in Napoletano e poi nell’ ”italiano studiato in toscana”.

Ma la pluralità del Corpo di Napoli sta nel loro potenziale di farsi portatori di visioni e narrazioni alternative che non trovano piedistalli. La voce che sento/ voglio sentire traboccare dal monumento va oltre a questi corpi- allegorie: emergono corpi fluviali ed inondazioni prolifiche, animali non umani, umani non adulti, adulti con protesi, vegetali tra le pieghe della pietra. La loro voce non articola una lingua ma incarna un panorama sonoro che invita a decentrare l’umanità dal piedistallo che si è creata.  La connessione del Nilo con il Maas, il fiume che attraversa Rotterdam, è ciò che mi ha permesso di attivare una cassa di risonanza per la voce del Corpo fluviale: suoni dell’acqua, uccelli, anfibi, insetti. Mammiferi pochi.

 

Simona Da Pozzo, Sunrise Gods’call. Installation view at Palazzo Fondi, Naples – two channel installation on 70’ monitors, 52’09” loop, color, 4 channel audio, work realized thanks to nctm e l’arte. Ph. Ilaria Toralbo

 

PG: La dimensione ontologica in cui abita il tuo monumento (possiamo legittimamente definirlo “tuo”, sia perché ogni monumento pubblico appartiene a chiunque lo osservi sia per via del dialogo serrato, esclusivo e intimo che hai intrecciato con lui) è quindi una dimensione plurale e anche trasversale, rispetto ai domini della vita biologica, a quelli del genere e anche, fortemente, a quelli della spiritualità, o religiosità, o forse solo del rapporto che le persone coltivano con il non visibile. Questa soggettività polimorfa male si adatta alla cultura contemporanea, sempre più incline alla definitezza delle identità (talvolta anche in modo paradossale rispetto alle intenzioni di emancipazione), mentre trovo che risponda a una saggezza più antica, attenta al magico senza per questo cedere all’rrazionale, inclusiva in senso letterale senza essere irenista e, soprattutto, aliena alla frontalità di certe costruzioni intellettuali (come oriente-occidente, maschio-femmina, etc.…). Il Corpo di Napoli è trasversale anche al tempo, come tu metti bene in evidenza, e allo spazio geografico (e questo lo capiamo in un modo ancora più forte proprio grazie al tuo lavoro, abituati come siamo a percepire immagini e identità come elementi radicati, inamovibili). La domanda che emerge riguarda allora la possibilità di questo corpo plurimo di essere un segno contemporaneo. In che modo, e soprattutto perché, un’artista si rivolge a un marmo antico, arcaico e stratificato, rivestito di decine di interpretazioni, sguardi, fraintendimenti?

SDP: La questione del tempo è cruciale in questa ricerca. Un tempo lungo, lento, né lineare né irreversibile: ogni attimo è contemporaneo all’altro. Un tempo quasi geografico. Come Napoli. La stratificazione non solo come cumulazione successiva di livelli ma come coesistenza nel presente di tutti i possibili “ora”. Coesistono quindi, sullo stesso livello, il segno antico e il segno/azione che quotidianamente aleggia intorno al marmo. Tra questi segni, il mio lavorìo segue i paradigmi del digitale: quello del meme, dell’hacking, del creare connessioni ipertestuali, “ipericoniche”, potenzialmente infinite. Una pratica connettiva orientata ad osservare una economia dello sguardo, della materia; una pratica che tenta di distanziarsi dal caput/testa del capitale, quella che conta i capi dei bovini e li marchia a fuoco. E qui torna quel che chiami magico, che ha in effetti a che fare con l’oltreumano: mi interessa rendere visibile quanto il nostro concetto di umano, e quindi di non-umano, è un limite cognitivo che rende la nostra specie ingiustificatamente violenta. Forse per riuscire ad immaginare un futuro, abbiamo bisogno di recuperare una saggezza più antica che ci insegni a rispettare le entità altre: corpi dei fiumi, l’humus della terra, il silenzio degli oceani, la rete delle radici, non ché le altre persone non umane.

Simona Da Pozzo, Notes about a polymerous affair with the Bodies of Naples. Video and printed videography, video 7’ 1920 x 1080, color, stereo + headphones + grey painting + yellow cable + videography printed on 120 gr paper, 21 x 150 cm

PG: A caratterizzare il dibattito dell’ultimo mezzo secolo c’è la questione su come la critica estetica possa dialogare con la critica sociale, sulla declinazione politica dell’arte, sul rapporto tra segni dell’arte e strategie dell’attivismo. Il tuo lavoro, per il modo in cui si immerge nella vita delle persone, nei loro spazi, per le questioni che mette sul tavolo (il concetto stesso di monumento non può essere trattato se non politicamente), per gli stessi termini e riferimenti che vi ricorrono, si connota per un atteggiamento che potremmo definire impegnato, se questo termine non fosse ormai logoro. Come si colloca il lavoro sul Corpo  in questa prospettiva? E che tipo di preoccupazione hai rispetto al modo in cui un pubblico non interno possa leggerlo? Come studioso e come spettatore sento il bisogno di vedere il Corpo, finalmente restituito, grazie alla tua attenzione, alla sua complessità tridimensionale e trasversale, immergersi di nuovo nell’ambiente non protetto dal quale proviene. Quali sono quindi gli spazi per l’arte? E per il suo incontro con uno sguardo non informato?

SDP: Mi interessa la dinamica di fondo per cui la dimensione estetica e quella “mistica”; la scientifica e quella politica, condividono un procedere che genera, o riproduce, visioni del mondo. In questo senso, questi sono per me piani inestricabili. Nei miei lavori, tento di preservare questa moltitudine di piani mentre cerco di dialogare con un pubblico eterogeneo, per interessi, provenienza ed orizzonte. Il “mondo dell’arte” è quindi solo uno dei miei referenti. Mi rivolgo innanzi a tutto ai passanti, alle persone che quel giorno rischiano di inciampare nel mio dispositivo. Alcuni di questi avranno dimestichezza con i linguaggi dell’arte, altri incarneranno i linguaggi del mio “opponente politico”, altri si destreggeranno tra livelli della realtà che non posso immaginare. E’ per questo che la mia ricerca, e in particolare quella sul Corpo di Napoli, si manifestano con molteplici facce, o porte d’accesso, di un unico processo, organico ed adattivo.  Il contesto di fruizione, essendo quello dello spazio pubblico, è fondamentale sia in una prospettiva estetica che politica: diventa  parte integrante dell’opera o dei segni necessari a leggerla. Lo spazio pubblico, inteso come luogo accessibile da chiunque senza restrizioni di tempo, è la dimensione e l’oggetto onnipresente della mia ricerca, che qui a Napoli non ha potuto far altro che riassettarsi su modalità e strutture specifiche che, a mio avviso, sono di interesse non localistico: credo che il modo di agire lo spazio pubblico in questa città possa essere un modello, o forse un grimaldello, per decolonizzare altri luoghi. Ora con la ricerca sul Corpo di Napoli mi trovo ad un punto per me particolarmente rilevante:  maturata una conoscenza specifica a questo monumento, posso iniziare a coinvolgere persone, comunità ed istituzioni in uno scambio di prospettive orizzontale, tentano di evadere gerarchie (intellettuali, politiche, economiche). Chi e come coinvolgere queste persone, comunità e istituzioni genera diversi tipi di sintonie e contrasti che conducono a compromessi. E qui  la cosa si fa interessante se si legge il compromesso come risultato di un dialogo e come segno dell’operare nel mondo. Mi preparo ai compromessi facili da amare, perché visionari, e a quelli detestabili perché segnano sconfitte nel rapporto con chi esercita forme di potere. Comunque, anche quelli detestabili, o semplicemente infelici, sono segni interessanti perché rendono visibili i meccanismi di potere mascherati da cultura. I miei dispositivi tentano di essere accoglienti e fastidiosi allo stesso tempo, per dialogare con la curiosità del fruitore, nonostante le nostre similitudini e differenze d’orizzonte. Quindi, anche se il processo vive del desiderio di farsi antenna di un certo tipo di attitudine al mondo, nella realtà dei fatti mi rallegro già di riuscire attivare dinamiche di reciproco ascolto, soprattutto con chi la vede in modo diverso da me. L’ascolto di per sé è una esperienza estetica e politica necessaria a includere il prossimo nel proprio orizzonte di sensibilità.

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RelAzioni a Catena: a Palermo una nuova rassegna biennale dedicata all’arte contemporanea

Sul volo di ritorno da Palermo ripenso all’esperienza da poco conclusasi della prima edizione di RelAzioni a Catena, rassegna biennale organizzata a Palermo da Rp4art in collaborazione con Io Compro Siciliano.  Cuore dell’esperienza la mostra ‘Materia Dorata‘ a cura di Rosa Cascone che ha visto coinvolti gli artisti Stella Laurenzi, Alice Ronchi, Alessandro Sambini, Adonai Sebhatu, Alessandro Silvestri attraverso un programma di residenza tenutosi la scorsa estate a Lipari insieme alle artiste palermitane Sabrina Annaloro, Loredana Grasso e  Sofia Melluso.

La mostra, come il titolo suggerisce, esplora il rapporto dinamico tra la materia, a cui tutti noi siamo indissolubilmente legati, e la spiritualità, il cui colore simbolico é il dorato; é un omaggio alla magia e un invito a inserirne un pizzico nelle proprie vite. (La mostra sarà visibitabile fino al 4 Novembre nelle due sedi della Cappella dell’Incoronazione e l’Oratorio dei Bianchi) 

La rassegna é stata occasione anche per presentare agli ospiti provenienti da Dubai, Los Angeles, Milano e tante altre mete  le novità a cui Sara Zambon e Andrea Raimondi, rispettivamente CEO e co-founder di R&P Contemporary Art  hanno lavorato negli ultimi mesi.  Abbiamo approfondito il tema con Sara. 

 

Giulia Restifo: Prima di parlare di futuro, ci racconti come é nata Rp4art e qual è la visione che ha unito te ed Andrea, e le persone che poi si sono a voi relazionate?

Sara Zambon: R&P Contemporary Art nasce in seguito ad un progetto che all’inizio dello scorso 2021 ha visto collaborare me ed Andrea a Dubai assieme a suoi clienti che desideravano accogliere artisti emergenti italiani nella loro sede aziendale. Già durante il progetto stesso io e Andrea (che oltre ad essere un commercialista specializzato in fiscalità internazionale e international business developer da oltre 20 anni è anche appassionato d’arte contemporanea da sempre) abbiamo sviluppato l’idea di un progetto comune innovativo.

GR: Nasce così quella che, da lì a qualche mese, sarebbe diventata R&P Contemporary Art, una società Benefit con lo scopo di promuovere gli artisti contemporanei per portare la bellezza nel mondo, unendo in perfetta armonica sinergia artisti, collezionisti ed imprese. Durante la cena di chiusura avete annunciato una grande novità. Un fondo per giovani artisti lanciato entro l’anno della capacità di 50M USD. Ci racconti di piu?

SZ: Next Hash Group, title sponsor di Relazioni a Catena by Next Hash, è una realtà molto attenta all’arte e molto sensibile alle opportunità che possono essere create per gli artisti contemporanei. Dopo oltre nove mesi di confronti nasce così l’idea di creare un fondo che metterà a disposizione in esclusiva a R&P Contemporary Art 50M USD da destinarsi all’acquisto di opere d’arte contemporanea. Il fondo avrà carattere internazionale e raccoglierà capitali da investitori di tutto il mondo.

GR: Da quali professionisti e professioniste vi farete accompagnare durante il viaggio?

SZ: Noi amiamo collaborare e condividere esperienze, competenze e obiettivi con quanti più professionisti possibili che accolgano lo spirito della nostra realtà. In particolare, abbiamo recentemente dato vita ad un comitato scientifico, i cui membri avranno il compito di aiutarci nella selezione degli artisti, dei curatori, dei progetti artistici e quanto più potranno e vorranno condividere con noi.

Presidente del comitato sarà il prof. Leonardo Caffo, filosofo, scrittore, curatore editoriale ed opinionista italiano. Responsabile per il fashion studies e art direction sarà la dott.ssa Chiara Franchi, scrittrice e co fondatrice di “HCE Luxury”. Responsabile editoria e progetti speciali sarà il dott. Gianluigi Ricuperati scrittore, curatore e fondatore di “Institute for Production of Wonder”. Responsabile per il Design saranno i Parasite 2.0, agenzia di design e ricerca con sede a Milano e Londra. Responsabile per l’Arte sarà la dott.ssa Maria Vittoria Baravelli curatrice d’arte e fotografia, Art Sharer e membro del Consiglio di Amministrazione del Museo MAR – Museo d’Arte della città di Ravenna.

GR: Le novità non sono finite: Rp4art ha anche previsto di dare una casa alle opere acquisite. E non sarà una sede sola ma un museo diffuso. È corretto?

SZ: Sì. Nel corso del 2023/2024 nascerà R&P Contemporary Art Museum, museo di arte contemporanea che avrà sedi diffuse nel mondo e accoglierà tutte (ma non solo) le opere d’arte acquistate del Fondo d’investimento. L’accordo prevede che l’R&P Contemporary Art Museum abbia almeno una sede in ognuno dei 5 continenti.

 

Durante la serata, tra le altre incredibili novità é stata anche annunciata l’acquisizione da parte del Museo del Parco di Portofino di Daniele Crippa di un’opera che l’artista Adonai Sebhatu ha realizzato per la mostra ‘Materia Dorata’ grazie all’esperienza vissuta durante la residenza a Lipari nell’estate 2021.

La sottoscritta e la redazione di That’s Contemporary augurano un buon lavoro ad Adonai e a tutti gli artisti che entreranno nel fantastico team di Rp4Art! 

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SINOPIA SINOPSIA SINAPSI | Alex Dorici e Yari Miele In confronto con Gottifredi Maffioli | A cura di Marco Tagliafierro | Project Room: Stefano Invernizzi | Casa degli Artisti, Milano

Dal 6 al 18 settembre 2022 Casa degli Artisti presenta Sinopia Sinopsia Sinapsi, una mostra degli artisti Alex Dorici (Lugano, 1979) e Yari Miele (Cantù, 1977), con project room di Stefano Invernizzi, prodotta in collaborazione con l’azienda italiana GOTTIFREDI MAFFIOLI, curata da Marco Tagliafierro e nata nell’ambito del progetto Arte&Impresa. La mostra è accompagnata da un catalogo edito da THAT’S CONTEMPORARY.

La ricerca e l’esplorazione della materia del cordame nautico, sviluppata dagli artisti Alex Dorici e Yari Miele, nascono da un invito dell’azienda Gottifredi Maffioli – leader nel mercato per la produzione di corde e nastri – che ha sostenuto il processo artistico in collaborazione con Casa degli Artisti, attraverso un periodo di stage e di residenza e che trova ora il suo compimento in una mostra aperta al pubblico.

Marco Tagliafierro, curatore della mostra, sottolinea come: “la materia sia ciò che costituisce la sostanza di un oggetto, di un corpo, oppure il contenuto di un discorso e di un pensiero, anche di un testo scritto, la potenza, l’estensione, la forza in quanto principio costitutivo della realtà naturale. Un materiale, invece, può significare solo la materia necessaria per compiere o realizzare un certo lavoro, oppure l’insieme degli strumenti per lo svolgimento di una determinata attività. La collaborazione tra un artista e un sistema produttivo artigianale o industriale può risultare proficua se intesa come azione volta all’esplicitazione delle proprietà latenti della materia. L’arte, così, diviene un’interfaccia tra pensiero e τέχνη (téchne), tra un impulso che oscilla tra l’indicibilità del gesto creativo e l’abilità tecnica, o meglio tecnologica. La materia attraverso processi sinestesici e sinapsici consente slittamenti percettivi. Le corde allestite dagli artisti evocano significazioni del metaverso o rimandano alla più concreta analogicità espressa dalla pittura.”

La project room ospita l’artista Stefano Invernizzi (Novara, 1983), “una pittura Super Realista anziché Iperrealista, la distinzione è d’obbligo poiché permangono tracce di gestualità pittorica. Invernizzi ha monitorato il fare artistico di Dorici e Miele appuntandolo nella sua pittura che, come per i primi due, allude all’Ipertesto e al metaverso.”

Questa mostra nasce nell’ambito del progetto Arte&Impresa, nato da un’idea di Marco Tagliafierro insieme a Andrea Castrovinci e Roberta Riassetto, con lo scopo di coadiuvare un gruppo di artisti nell’individuazione delle modalità più efficaci per realizzare le loro urgenze espressive, affinché esse non restino allo stadio embrionale o prototipale. L’artista, in cambio, mette in gioco il suo sguardo altro, che spesso si dimostra capace di sovvertire i preconcetti, aprendo nuove possibilità interpretative della materia stessa.

La mostra è accompagnata da un catalogo edito da THAT’S CONTEMPORARY con testi di Marco Tagliafierro, degli ingegneri Rossella Maffioli e Luigi Maffioli e di Giulia Restifo per Casa degli Artisti. La pubblicazione è stampata da Presspoint By Litoservice srl (www.presspoint.it).

 

SINOPIA SINOPSIA SINAPSI
Alex Dorici e Yari Miele
In confronto con Gottifredi Maffioli

A cura di Marco Tagliafierro
Project Room: Stefano InvernizziCasa degli Artisti, Milano

6 – 18 settembre 2022 dalle 12.00 alle 19.00
Giovedì 8 settembre alle 18.00 – 21.00 | Opening

 

Alex Dorici, progetto dell’installazione in Casa degli Artisti,2022

 

Yari Miele, giornate di residenza in azienda Gottifredi Maffioli, 2022

 

Stefano Invernizzi, Electricity, 140×200 cm, olio e acrilico, 2022

 

BIO

Yari Miele è nato nel 1977 a Cantù (Como) dove si diploma nel 1997 all’Istituto Statale d’Arte ‘Fausto Melotti’. Nel 2003 si laurea in pittura all’Accademia di Belle Arti di Brera di Milano dove frequenta i workshop condotti da Carla Accardi, Gilberto Zorio e Corrado Levi, per cui in seguito lavora nel suo studio. Nel 2001, prima di completare gli studi, vince il primo premio Salon I del Museo della Permanente (Milano). Ha tenuto diverse mostre personali e collettive, tra cui Blue Dragon a cura di Giorgio Verzotti all’Edicola Radetzky (Milano) nel 2018 e Get a Nerve a Villa Sarasin (Ginervra) nel 2019. Dal 2013 è co-direttore dello spazio MARS (Milan Artist Run Space). Dal 2016 collabora con lo spazio Albertoaperto (casa/studio di Alberto Mugnaini). Dal 2018 è presente su ItalianArea, piattaforma di archiviazione artisti italiani. Dal 2020 collabora con Nicoletta Rusconi nell’ambito di ArtBite/Bite&Go. La sua ricerca si presenta come un’indagine sull’esperienza della visione e verte sull’accumulo e la restituzione della luce. L’indagine riguarda pertanto la valenza assunta dalle ‘riflessioni’ sullo spazio quale entità fisica e metaforica ed esplora gli effetti scultorei della luce e della sua negazione: riflessi che generano altre forme, differenti, celate, nello spazio che si modifica: luce sospesa nel vuoto, una realtà quasi impossibile.

 

Alex Dorici nasce a Lugano nel 1979, da padre italiano e madre portoghese. Si forma tra Lugano e Como, dove si diploma presso l’Accademia di Belle Arti Aldo Galli. Durante gli studi vince il primo premio nella sezione video del Concorso di studi Angelo Tenchio (Como) con il cortometraggio Saudade Itamar (2003) e il secondo premio alla Biennale d’incisione della Città di Como (2004). Nel 1999 fonda a Lugano il suo Artelier, che oltre a essere il suo studio si pone come spazio espositivo indipendente di arte contemporanea e punto d’incontro tra artisti. Nel 2005 si trasferisce a Parigi dove lavora presso l’Atelier Contrepoint, conosciuto anche come Atelier 17, fondato dal celebre incisore inglese Stanley William Hayter, dove si specializza nell’arte calcografica e nell’utilizzo dei colori. Rientra a Lugano nel 2010 e si dedica a interventi nello spazio urbano, favorendo spazi in disuso, abbandonati. Le sue installazioni site-specific utilizzano nuovi materiali come il cartone, i nastri adesivi, le corde, i tubi in PVC. Nel 2011 Arte Urbana Lugano lo coinvolge nell’installazione Stiamo lavorando per voi. Nel 2014 è nominato dalla Fondazione Bally per la Cultura artista dell’anno. Ha tenuto esposizioni personali e collettive in Svizzera e all’estero. Tra i suoi interventi urbani, si segnalano le opere permanenti Installation ROPE 250 light nell’atrio della sede di Punto Città Lugano-Pregassona e Installation Rope 300 meters Light nella Torre del Capitano di Morcote. Dal 2014 fa parte degli artisti sostenuti da Elena Buchmann della Galleria Buchmann di Agra-Lugano.

 

Stefano Invernizzi è nato a Novara nel 1983. Inizia ben presto a sentirsi stretto nella realtà di provincia e in una scuola che non gli permette di coltivare le sue passioni. Così, conclusi gli studi non ancora maggiorenne, decide di dedicarsi completamente alla musica e di lavorare per realizzare il suo sogno, quello di calcare i palchi più importanti d’Italia. I primi soldi guadagnati vengono investiti in questa direzione. Scrive, suona, compone e, con il suo gruppo, Le Moire, arriva a pubblicare tre album in studio, l’ultimo dei quali raccoglie i favori della critica e apre le porte di diversi locali indie rock. La musica, però, non è l’unica arte che lo accompagna: pittura e scultura lo appassionano altrettanto. Dal 2010 al 2012 frequenta un corso di scultura all’Accademia di Belle Arti di Vercelli e inizia ad esporre i suoi primi dipinti. Poi nel 2016 la scelta di dedicarsi solo alla pittura che anno dopo anno, sempre più prepotentemente, aveva invocato uno spazio tutto suo. Creare è per Stefano un’esigenza narrativa, che nasce dalla necessità di liberare i pensieri e decifrare la vita. Ha partecipato a diverse mostre collettive (Museo Cà La Ghironda di Bologna, Museo MAGMMA di Villacidro) e nel 2020 è stato finalista del premio Marchionni.

 

GOTTIFREDI MAFFIOLI

Fondata nel 1926, l’azienda Gottifredi Maffioli nacque come supporto all’industria tessile per la produzione di corde e nastri in fibre naturali. Nel 1954 sviluppò le prime corde sintetiche mai realizzate, contribuendo così in modo determinante al successo della spedizione italiana che conquistò la cima del K2. Da allora la sagoma della mitica montagna della catena dell’Himalaya è divenuta simbolo dell’azienda. All’inizio degli anni ’80 la società colse un’altra grande opportunità: Gottifredi Maffioli venne incaricata da Azzurra, la prima imbarcazione italiana a partecipare alla Coppa America, di realizzare delle innovative corde da regata. Era l’ingresso nel mondo della nautica, l’attuale mercato di
riferimento dell’azienda, l’incipit di una storia che continua ancora ai giorni nostri e che le ha permesso di diventare leader di mercato nel mondo della competizione velica. Moro di Venezia, Luna Rossa, Alinghi, sono alcuni dei grandi nomi di barche che hanno partecipato a importanti regate internazionali come la Coppa America e la Volvo Ocean Race segnando il successo ottenuto da Gottifredi Maffioli nel mondo velico.

 

Casa degli Artisti

Casa degli Artisti è un centro di residenza, produzione e fruizione che pone al centro della sua attività la ricerca e il lavoro degli artisti nell’ambito delle arti visive, performative, sonore, applicate, della letteratura e del pensiero. Un luogo a vocazione interdisciplinare e internazionale, con uno sguardo aperto alla città, alla sfera pubblica e allo spazio urbano, per connettere l’arte e la società e mantenere la sua funzione di bene pubblico.

 

THAT’S CONTEMPORARY

That’s Contemporary , membro dell’Ats che gestisce Casa degli Artisti, è un’associazione culturale che dal 2011 si occupa di promuovere l’arte contemporanea a Milano, attraverso attività di comunicazione e progettazione, mettendo in rete istituzioni, gallerie, spazi non profit e indipendenti, con lo scopo di aumentare l’interesse collettivo nei confronti dello scenario contemporaneo. Dal 2021 affianca la produzione di progetti editoriali con l’intento di rendere più fruibile l’accesso all’arte e ai suoi valori.

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Da Venezia al Metaverso, Cookie Cookie 2.0: pratiche digitali e web-based performance

(for the english version of the article, see below)

Le sperimentazioni artistiche del contemporaneo tendono verso nuove frontiere e CryptoZR: COOKIE COOKIE 2.0, inaugurata al Padiglione Lamerini in occasione della 59. Esposizione Internazionale d’Arte, ce ne da dimostrazione. La mostra, personale dell’artista CryptoZR (Liu Jiaying), riflette la logica imperante delle nuove tecnologie e indaga le tecnologie dei big-data e della blockchain quali linguaggi innovativi, valorizzando il potenziale di approcci intermediati e decentralizzati del sistema dell’arte.

Durante l’anteprima della Biennale abbiamo visitato la mostra, evoluzione di COOKIE COOKIE, presentata al Guardian Art Center di Pechino nel 2021, e curata da Li Zhenuha, da tempo interessato al tema della rivoluzione digitale, che gli è valso alcuni riconoscimenti come il premio Curator of the Year da parte di Art Power 100 nel 2014 e di TANC Asia Prizenel 2015, oltre a collaborazioni con il Barbican Center e Art Basel-Hong Kong.

Giulia Restifo, direttrice di THAT’S CONTEMPORARY, ha incontrato il curatore Li Zhenuha.

 

CryptoZR, COOKIE COOKIE 2.0, installation view, 2022.

 

Giulia Restifo: Come hai incontrato CryptoZR (Liu Jiaying) e in che modo le vostre affinità di ricerca si sono declinate per la Biennale di Venezia?

Li Zhenuha: Ho conosciuto CryptoZR online nel 2020 attraverso il suo professore, Wu Jian’an, e successivamente abbiamo discusso sulla sua ricerca e sul processo di produzione del suo lavoro attraverso l’app di Tencent.

Il nostro progetto rientrava nell’ambito della “1st Annual METAVERSE Art @VENICE” ospitata presso l’Arsenale Nord, di cui CryptoZR è anche co-fondatrice. Come ho scritto nel mio saggio per CryptoZR, “Cookie Cookie 2.0, CryptoZR” dialoga perfettamente con i temi principali del progetto curatoriale di Cecilia Alemani e che sono apparsi a malapena nella loro forma più recente alla Biennale, come l’individuo e la Tecnologia, in cui Lu Yang [1] è probabilmente l’unico artista in tutta la Biennale a che sta lavorando a questo tema, trasformando il suo corpo e il suo movimento in un corpo virtuale. Sono interessato a come le cose si sviluppano per gradi e, quando parliamo di alcuni argomenti nell’arte, a volte il modo in cui viene realizzato è fondamentale per capire quanto noi ci affidiamo alla tecnologia e cosa riguardo a ciò possiamo cambiare o mettere in discussione. Come affermava David Graeber, “la cultura non è tua amica”, e nemmeno la tecnologia. Se si riesce a capire come funziona CryptoZR, soprattutto attraverso la mostra, si può capire meglio in che relazione sono oggi le persone e la tecnologia. Per inciso, Cookie Cookie 2.0 è anche altamente educativa, grazie al racconto di CryptoZR riguardo la progettazione dell’opera specifica e delle metodologie utilizzate per realizzarla, i mezzi, le piattaforme e le relative risposte. La mostra di CryptoZR sarà un’ottima estensione della Biennale di Venezia di quest’anno, incentrata sul più attuale tema della Blockchain, sulle identità online e offline, sulle economie e meta-spazi e, tra gli altri temi, sulla decentralizzazione o sul consenso. Questo incontro serendepico non era previsto, ma è interessante, e degno di riflessione, che una mostra così reciprocamente affine abbia luogo nello stesso contesto geografico e culturale.

[1]  Liu Jiaying è tra gli artisti multimediali cinesi più conosciuti e influenti a livello internazionale ed è stato nominato Artist of The Year 2022 della Deutsche Bank.

 

GR: Alcune delle opere presenti in mostra sono frutto della collaborazione di migliaia di persone, e sono volutamente incomplete, perché attualmente si soffermano a un momento di indagine che continuerà anche dopo il momento espositivo. Credi che, quando parliamo di Crypto Arte, blockchain e tecnologie web, resti uguale o cambi il concetto di “mostra”?

LZH: Oggi tutto è continuativo!

Il lavoro di CryptoZR, come sempre, mette in discussione la durata, ad esempio “Red & Blue” termina dopo un anno. Il lavoro di CryptoZR è altamente partecipativo e ci possono esserci fino a milioni di persone coinvolte nel plasmare e costruire il risultato finale dell’opera, simile a quello che Joseph Beuys chiamava scultura sociale. Tuttavia, seppur tecnologie e relativi protocolli siano durevoli, alcuni software o applicazioni potrebbero non essere più aggiornati, quindi ci troveremmo davanti alla necessità di cambiare piattaforma o usarne altre per adattarci. Con questo, le persone capirebbero meglio che nulla dura per sempre in realtà, che tutto è temporaneo, sottile, presente nelle nostre vite e creato dalle persone per un momento.

Anche le mostre hanno una durata, ma desidero che le persone abbiano il loro tempo e il loro interesse per approfondire alcuni argomenti. Per me una mostra è come un labirinto, richiede tempo per avvicinarsi lentamente e assorbire le informazioni dagli artisti e dai curatori. In alcuni casi richiede anche una maggiore conoscenza di certe aree o questioni.

Sono più interessato alla sfida riguardante la presentazione di un NFT o della cripto arte in uno spazio fisico. Siamo alle porte del Metaverso e potremmo essere in grado di inventare dispositivi che aiutino a comprendere meglio la nostra presenza nel mondo reale e virtuale.

 

GR: Il Metaverso per CryptoZR è un luogo di incontro tra materiale e immateriale, infatti molte delle sue opere hanno sede lì. Il Metaverso è anche un luogo senza barriere o restrizioni e dove poter parlare più liberamente di economia, visioni e sociologia, è così?

LZH: Credo che tu ti stia riferendo a Crypto Voxels [2] . Lì CryptoZR ha realizzato alcuni progetti a partire dal 2020, il primo è stato “Chi Jin”, poi “Top Bidder Artbyss” nel 2021 e “Point Zero” nel 2022. Ognuno di questi progetti ha una fonte, per esempio Minecraft o 2nd Life, e alcune applicazioni o siti internet sono la preistoria dell’era blockchain e hanno una relazione temporale con le Crypto Voxels. Il lavoro di CryptoZR opera sui metodi e sui media più rilevanti, il che è molto importante perché i media sono il messaggio. Ciò ci permetterà di comprendere meglio gli inizi dei metodi computazionali e il brillante futuro che le idee utopiche e i computer possono darci.

 

CryptoZR, TopBidder Artbyss, Exterior View of TopBidder Gallery, 2021.

 

Ma, come Black Mirror o Love, Death, Robots o Matrix, o Il pianeta delle scimmie, tutti cerchiamo di dare spiegazioni di un mondo binario nel presente o nel futuro. Nessuno è in grado di fornire micro aspetti dettagliati di come affrontiamo la tecnologia ordinaria, come se avessimo una visione o un risultato di tutto, ma nessuna narrazione di come lavoriamo e superiamo i dilemmi e le difficoltà del processo. Pertanto, credo che il lavoro di CryptoZR abbia un disperato bisogno di maggiore attenzione e che il metaverso abbia bisogno di più domande. Determinerà il percorso che seguiremo per raggiungere il risultato e dobbiamo percorrerlo con comprensione.

Rischio e profitto, un binomio perfetto: tutto ha un costo. Le persone nascono libere, ma la nostra società ha sempre bisogno di accordi, finché sei con qualcuno non sei libero, ma gli accordi nella nostra società sono lì per darci una migliore libertà, giusto? Risultato interessante!

[2] Crypto Voxels è un mondo virtuale di proprietà dell’utente in cui le persone possono usare la moneta digitale per comprare e vendere terreni, creare edifici e creare un’immagine.

[3] “The medium is the message” è un’espressione coniata dal teorico canadese della comunicazione Marshall McLuhan e il nome del primo capitolo del suo Understanding Media: The Extensions of Man, pubblicato nel 1964.

 

GR: Il risultato espositivo sono una serie di video ma, i medium che utilizza l’artista per creare sono svariati. Secondo te qual è, se presente, la vera innovazione tecnologica che porta CryptoZR e l’NFT all’arte?

LZH: Il video è un risultato, non è necessario avere un portafoglio di criptovalute o un accesso a Internet per partecipare alla mostra dal vivo di CryptoZR. Il video e la mostra sono una vetrina per le progettazioni di CryptoZR, ma non sono la definizione dell’opera.

È il modo in cui il concetto di arte viene ridefinito, come nel caso della Fontana (Urinoir) di Marcel Duchamp che può aver cambiato completamente il modo in cui l’arte viene percepita e ha reso possibili altri e nuovi movimenti artistici.

Il pensiero critico di CryptoZR nel suo lavoro può anche arricchire la nostra conoscenza dell’economia, della società, delle comunità e di molti altri aspetti del nostro tempo.

Il lavoro di CryptoZR è altamente sperimentale e riunisce NFT, contratti intelligenti, marketplace, animazione, scultura, VR, scambi o trading, e altro ancora. Ciò che CryptoZR porta al mondo della cripto arte è la possibilità di materializzazione. Ciò che CryptoZR apporta al mondo dell’arte è una linea guida verso un possibile metaverso.

 

GR: Arriverà quel giorno in cui l’arte crypto avrà un tale peso concettuale da poterne parlare senza fare accenno al mercato?

LZH: Forse dobbiamo capire meglio i mercati. Opere come Top Bidder di CryptoZR, che seguono la nuova teoria economica Radical Markets [4], possono rappresentare il futuro del nostro tempo. L’arte si evolverà quindi con qualsiasi cosa accada nel nostro tempo, con nuovi materiali e nuovi concetti. Oggi è difficile inventare cose nuove e non sappiamo in quale direzione sia possibile andare. Ora che anche la definizione di arte viene continuamente revisionata da nuove ridefinizioni, come in ambito di genere, razza e più largamente della scienza, sono curioso di sapere cosa ci sarà dopo e cosa succederà. Conosciamo la storia in un modo che a volte non è in grado di prevedere il futuro, e la storia e la sua esistenza, i suoi racconti, la sua bellezza, ci suggeriscono che la narrazione storica non ha mai seguito un’unica forma, in continuità fino ai giorni nostri. Lo stesso vale per la modernità e l’interazione umana, dove i campi della psicologia, della biologia, dell’archeologia, della meccanica quantistica, dell’estetica e della sociologia hanno ancora bisogno di maggiore collaborazione e consultazione, e forse possiamo comprendere meglio il passato nel contesto di nuove progressioni, in cui storia e presente sono collegati. Abbiate fiducia in ciò che esiste, come il lavoro di CryptoZR, perché insieme possiamo fare la differenza e ci concepire altre possibilità.

[4] Eric A. Posner & E Glen Weyl, Radical Markets: Uprooting Capitalism and Democracy for a Just Society, 2018.

 

CryptoZR, 1000EYE,CryptoArt project based on Ethereum blockchain, 2019.

 

(English version) 

Giulia Restifo: How did you meet CryptoZR (Liu Jiaying) and how did your research affinities translate for the Venice Biennale?

Li Zhenuha: I met CryptoZR online in 2020 through her professor, Mr. Wu Jian’an, and then we discussed her work, and the process of generating her work, over the Tencent app.

Our project was within the scope of the “1st Annual METAVERSE Art @VENICE” at Arsenal Nord, of which CryptoZR was also a founding member. As I wrote in my essay for CryptoZR, Cookie Cookie 2.0, CryptoZR certainly fits in with two major themes in Cecilia Alemani’s curation that have barely appeared in their most recent form in the Biennale, such as the individual and Technology, in which Lu Yang [5] is probably the only person in the entire exhibition to working under this theme by turning her body and movement into a virtual one. I’m interested in the process of how things develop in steps, and when we talk about certain topics in art, sometimes the way in which it is made is more important for us to understand how much we rely on technology and what we can change or question in certain ways. As David Graeber says ‘culture is not your friend’, neither is technology. If you get an insight into how CryptoZR works, especially through the exhibition, you might understand more about where people and technology are today. Incidentally, the exhibition is also highly educational, with CryptoZR explaining how she invented a specific piece of work and what the methods, mediums, platforms and related responses are. CryptoZR’s exhibition will be a very good extension of this year’s Venice Biennale, on more relevant Blochchain, online and offline identities, economies and meta-spaces, among other themes, decentralisation or consensus. This serendipitous encounter was not expected, but it is interesting, and worthy of reflection, that such a mutually compatible exhibition takes place in the same geographical and cultural context.

[5] Liu Jiaying is among the most internationally known and influential Chinese multimedia artists and has been named Deutsche Bank’s Artist of The Year 2022.

 

GR: Some of the works in the exhibition are the result of the collaboration of thousands of people, and they are intentionally incomplete, because they stop a moment of investigation that will continue after the exhibition moment. Do you think that when we talk about Crypto Art, blockchain and web technologies, does the concept of “exhibition” remain the same or change?

LZH: Everything today is durational.

CryptoZR’s work, as always, questions the length of time, for example “Red & Blue”, ends after a year. CryptoZR’s work is highly participatory and there may be millions of people involved in shaping and building the end result of the work, as Joseph Beuys calls social sculpture. Technologies and protocols are also durational and some software or applications may no longer be updated, then we have to change platforms or use others to accommodate this. By doing so, people will also better understand that nothing lasts forever, that everything is temporary, subtle, present in our lives and created by people for a moment.

Exhibitions are also durational, but I want people to have their own time and interest to dig into things. For me, an exhibition is like a labyrinth, it takes time to slowly approach and take in information from artists and curators. In some cases it even requires more knowledge about certain areas or things.

I am more interested in the challenge of how to present NFT or crypto art in a physical space. We are at the gateway to the Metaverse and we may be able to invent things that will help better understand our presence in the real and virtual world.

 

GR: The Metaverse for CryptoZR is a meeting place between the material and immaterial, in fact many of its works are based there. The Metaverse is also a place without barriers or restrictions and where we can talk more freely about economics, visions and sociology, is that right?

LZH: I think you are referring to Crypto Voxels [6]. There, CryptoZR did a few projects from 2020, the first one was “Chi Jin”, then she developed “Top Bidder Artbyss” in 2021 and then “Point Zero” in 2022. Everything has a source, for example Minecraft or 2nd Life, and some other applications or internet sites are pre-history of the blockchain era and have a temporal relationship with cryptovoxels. CryptoZR’s work operates on the most relevant methods and media, which is very important because “the media is the message” [7]. This will give us a better understanding of the beginnings of computational methods and the bright future that utopian ideas and computers can give us.

 

CryptoZR (Liu Jiaying), United We Stand (video still), 2020–21. Single channel video installation.

 

But, like Black Mirror or Love, Death, Robots, or The Matrix, or Planet of the Apes all try to give the impression of a binary world in the present or future, but no one can give detailed micro aspects of how we deal with ordinary technology, it’s like we have a vision or outcome of everything, but no narrative of how we work and get across the dilemmas and difficulties of the process. Therefore, I think CryptoZR’s work desperately needs more attention and the metaverse needs more questions. It will determine the path we take to the outcome and we must walk that path with understanding.

Risk and profit, a perfect match: everything has a cost. People are born free, but our society always needs agreements, as long as you are with someone you are not free, but the agreements in our society are there to give us better freedom, right? What an interesting outcome.

[6] Crypto Voxels is a user owned virtual world where people can use digital currency to buy and sell land, create buildings.

[7] “The medium is the message” is a phrase coined by the Canadian communication theorist Marshall McLuhan and the name of the first chapter] in his Understanding Media: The Extensions of Man, published in 1964.

 

GR: The exhibition result is a series of videos but the mediums the artist uses to create are varied. What do you think, if any, is the real technological innovation that CryptoZR and nft bring to art?

LZH: The video is a result, one does not need a cryptocurrency wallet or internet access to participate in CryptoZR’s live exhibition. The video and exhibition is a showcase for CryptoZR’s creations, but it is not the definition of the work.

It is how the concept of art is redefined, such as in the case of The Fountain (Marcel Duchamp) which may have completely changed the way art is perceived and then made other new art movements possible.

CryptoZR’s critical thinking in her work may also enrich our knowledge of the economy, society, communities and many other aspects of our time.

CryptoZR’s work is highly experimental, bringing together NFT, smart contracts, marketplaces, animation, sculpture, VR, exchanges or trading and other themes. what CryptoZR brings to the world of crypto art is the possibility of materialisation. what CryptoZR brings to the art world is a guideline towards a metaverse.

 

GR: Will there come a day when crypto art has such conceptual weight that we can talk about it without mentioning the market?

LZH: Perhaps we need to understand the markets better. Works like CryptoZR’s Top Bidder, following the new economic theory Radical Markets [8] may portray the future of our time. Art will then evolve with whatever happens in our time, with new materials and new concepts. So it’s hard to invent new things now and we don’t know which direction is possible to go in. Now that the definition of art is also always being changed by new interventions, such as gender, race and science, I’m curious to know what’s next and what will happen. We know history in a way that sometimes cannot predict the future, and history and its existence, its stories, its beauty, is suggesting to us that history has never followed any one form of continuation to the present day. The same applies to modernity and human interaction, where the fields of psychology, biology, archaeology, quantum mechanics, aesthetics and sociology still need more collaboration and consultation, and perhaps we can better understand the past in the context of new inventions where history and the present are connected. Trust in what exists, such as the work of CryptoZR, because together we can make a difference, and there are other possibilities.

[8] Eric A. Posner & E Glen Weyl, Radical Markets: Uprooting Capitalism and Democracy for a Just Society, 2018.

 

 

CryptoZR (Liu Jiaying), Chijin Art Museum, 2020-2021, Multi-Media Installation

 

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VOLCANIC ATTITUDE, FESTIVAL DI CULTURA CONTEMPORANEA, I Edizione

Volcanic Attitude è un festival di cultura contemporanea che ospita artisti e ricercatori in un programma di talk, performance e happening tra Napoli e Vulcano (Isole Eolie). Volcanic Attitude mette in relazione le ricerche di artisti e esperti provenienti da varie discipline scientifiche con i territori vulcanici e le forze primarie della natura, per indagare le modalità con cui agiamo e pensiamo e come queste si modificano in rapporto al luogo e agli strumenti che usiamo.

Con ciclicità annuale e con una forte spinta propulsiva, il Festival si sviluppa in due momenti: il già avvenuto Approach / Avvicinamento (28 settembre – 2 ottobre 2021), fase di ricerca e residenza artistica e il prossimo Landing / Atterraggio, momento di restituzione al pubblico delle esperienze e risultati emersi durante la residenza. Volcanic Attitude darà avvio al festival a Napoli con l’inaugurazione presso la Fondazione Morra Greco (10 giugno 2022, ore 16.00). Proseguirà a bordo della nave Laurana, Mar Tirreno, e sull’isola di Vulcano , Isole Eolie con un programma di talk, performance e happening. Tra gli eventi volti all’esplorazione e alla scoperta del territorio di Vulcano, un viaggio panoramico in barca fino a Gelso e la passeggiata di esplorazione alle pendici di Vulcano.

A declinare il tema, a partire dalla propria ricerca e pratica personale sono stati invitati gli artisti Fabrizio Perghem, con un’installazione sul processo di distillazione
dei fumi vulcanici, Fabrizio Vatieri, con una performance sonora in tre atti, e il collettivo Zapruder che proporrà esercizi di combattimento scenico sulla spiaggia. Gli esperti scientifici invitati sono Chiara Boschi, Prima Ricercatrice, CNR – Istituto di Geoscienze e Georisorse, Andrea Dini, Primo Ricercatore, CNR – Istituto di Geoscienze e Georisorse, Andrea Orlando, Archeoastronomo, IAS – Istituto di Archeoastronomia Siciliana, Salvatore Passaro, Geologo marino, CNR – Istituto di Scienze Marine.

 

Foto di Davide Pompeiano.

 

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