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Arte Fiera 48. Bologna, 2025

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Nel giugno del 1974, in una Bologna ancora immersa nell’aria rivoluzionaria degli anni settanta, prese vita quella che sarebbe divenuta una delle manifestazioni d’arte più innovative del panorama europeo.
In quella prima edizione, definita “mostra mercato”, dieci gallerie – per lo più bolognesi – si fecero strada in un contesto inusuale con un catalogo in bianco e nero, composto da una trentina di fogli tenuti insieme da una spirale, e un’esposizione prevalentemente di quadri. Non era ancora un evento indipendente, ma già mostrava i contorni di una nuova modalità di incontro tra arte e pubblico, in un ambiente che mescolava esposizione artistica e quotidianità.

L’esperienza fu tanto sorprendente quanto innovativa. Infatti, come ricorda l’allora dirigente Maurizio Mazzotti:

“La fiera – si tenne all’interno del quartiere fieristico che conosciamo oggi. Ora è tutto diverso, però l’area è quella. […] L’edizione di Arte Fiera di quell’anno si svolse nei prefabbricati all’esterno. Ci si arrivava dall’entrata di via Michelino, l’area si trovava dietro i padiglioni della Gastronomia, dove erano tutte costruzioni precarie: immaginate la piazza di un paesino, con tutto intorno queste baracche gastronomiche e al centro un palco con gli spettacoli. I visitatori, grandi e piccini, guardavano l’arte mangiando il gelato.”

Questo aneddoto, che evoca l’immagine di persone assorti nell’osservare le opere mentre gustavano un gelato, testimonia l’atmosfera spontanea e accessibile che caratterizzava quei primi incontri con l’arte. Anche i critici del tempo, come Giorgio Ruggeri e Claudio Spadoni, vedevano in quella piccola iniziativa un potenziale ben oltre il mero evento espositivo: si parlava già allora di trasformarlo in uno strumento in grado di moderare e dare equilibrio al mercato dell’arte contemporanea, aprendo la porta a una partecipazione internazionale.

Il successo di quell’edizione portò a un’espansione notevole: già nel 1975, la fiera si affermò come un appuntamento autonomo, con la partecipazione di ben 202 gallerie. In un’epoca in cui il mercato dell’arte era spesso visto con scetticismo e sospetto, soprattutto alla luce dello spirito critico degli anni sessantotteschi, quel primo esperimento divenne il terreno fertile per nuove iniziative d’avanguardia. Performance internazionali, dibattiti e convegni – fra cui spiccavano interventi critici sul ruolo dei galleristi, l’influenza crescente delle aste e la funzione politica della fiera stessa – trasformarono l’evento in un vero laboratorio di idee.

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Entrata Arte Fiera 75, 1975. Foto Antonio Masotti

…Arte Fiera 48

Nel 2025, Arte Fiera rilancia il suo format con una nuova identità grafica vivace e pop, simbolo del desiderio di ampliare lo sguardo e abbracciare territori inesplorati, senza indugi sul passato. Sotto la direzione artistica di Simone Menegoi e con una visione internazionale, l’edizione 48 si apre a significative innovazioni che rinnovano il dialogo tra tradizione e sperimentazione.

Alla consueta Main Section – dove arte storicizzata e contemporanea si incontrano – si affiancano ben quattro sezioni curate: Fotografia e immagini in movimento: affidata per il terzo anno a Giangavino Pazzola, curatore di Camera – Centro italiano per la fotografia (Torino), che continua a esplorare il potere espressivo dell’immagine. Pittura XXI: curata fin dal debutto dal critico e curatore indipendente Davide Ferri, specializzato nella pittura delle ultime generazioni, che interpreta il nuovo linguaggio pittorico. Multipli: dedicata alle opere in edizione e guidata per il secondo anno dal critico e storico dell’arte Alberto Salvadori, che mette in luce il valore della riproducibilità artistica. Prospettiva: la novità dell’edizione, una finestra sulla giovane creatività italiana che accoglie presentazioni monografiche di artisti emergenti, proposte sia da gallerie giovani che da realtà consolidate, sotto la guida di Michele D’Aurizio, curatore e critico attivo fra Italia e Stati Uniti.

Accanto alle sezioni curate, ritorna anche Percorso: un itinerario tematico che collega i vari stand della Main Section e delle sezioni curate. Dopo aver dedicato i precedenti due anni ai linguaggi artistici – Ceramica (2023) e Disegno (2024) – il tema di Percorso 2025 si concentra sul contenuto delle opere, abbracciando il concetto di “Comunità: non ‘io’ ma ‘noi’”. Con questo ambizioso restyling, Arte Fiera 48 si presenta come un laboratorio creativo e un punto di riferimento in cui tradizione e innovazione si intrecciano, offrendo una piattaforma di confronto e scoperta per artisti, curatori, critici e appassionati.

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Foto di Rina Bekshiu

La nostra selezione

Arte Fiera 48 è stata un vero concentrato di creatività, con gallerie che hanno saputo stupire per scelte coraggiose e allestimenti coinvolgenti. Abbiamo selezionato gli stand che più ci hanno colpito, quelli in cui l’arte non si limitava a essere esposta, ma riusciva a comunicare in modo immediato e stimolante. Alcuni hanno puntato su nomi emergenti, altri su riletture originali di artisti già affermati, ma tutti hanno trovato un modo unico per lasciare il segno.
Ecco quindi il nostro percorso tra le proposte più interessanti di questa edizione:

Nella Main Section, Galleria Continua ha allestito una selezione di opere tra le più suggestive, “Saturnmelone” (2021) di Alicja Kwade, una scultura in bronzo dipinto che gioca con la percezione e il concetto di trasformazione della materia. Un’opera che, come molte altre dell’artista tedesco-polacca, invita a riflettere sulla relatività del tempo e dello spazio. Accanto troviamo Ai Weiwei con “Still Life (after Giorgio Morandi)” (2024), un omaggio in chiave contemporanea al maestro bolognese nella sua città. Ai Weiwei, noto per il suo approccio concettuale e politico, rielabora la poetica di Morandi con un linguaggio che fonde tradizione e attualità, portando avanti il dialogo tra culture e epoche diverse. L’artista è anche protagonista a Bologna con una grande mostra a Palazzo Fava, che raccoglie una serie di lavori iconici e nuove produzioni.

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Alicja Kwade, Saturnmelone (2021). Foto di Rina Bekshiu

Per la sua prima partecipazione ad Arte Fiera, la galleria londinese Herald St ha fatto un ingresso di grande impatto, presentando un gruppo selezionato di artisti internazionali, molti dei quali con mostre istituzionali previste per il 2025. Tra questi, spicca Pablo Bronstein con la sua “The Anthems of Ephesus” (2023), che riflette il suo inconfondibile stile legato all’architettura e all’estetica barocca, rielaborata in chiave concettuale. Bronstein, nato a Buenos Aires nel 1977, è noto per il suo lavoro che gioca con riferimenti storici e scenari immaginari, creando opere che sembrano provenire da un’altra epoca, ma che parlano direttamente al presente.

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Pablo Bronstein, The Anthems of Ephesus (2023). Foto di Rina Bekshiu

Continuando nella Main Section, Studio Trisorio ha proposto una selezione raffinata di artisti che incarnano il suo spirito curatoriale, tra cui Christiane Löhr, con la sua delicata opera “Borsa di semi” (2022). Le sculture della Löhr, realizzate con materiali naturali come semi, crine di cavallo e piante essiccate, trasformano elementi effimeri in sculture armoniose e leggere, evocando un dialogo tra natura e geometria, fragilità e resistenza.

Nello stand di Federica Schiavo spiccano le opere di Salvatore Arancio con un’intrecciata giustapposizione di elementi minerali, vegetali e credenze scientifiche e mitologiche. Le sue sculture di ceramica ricordano detriti minerali o frammenti di meteore.

A seguire, il lavoro di Eugenio Tibaldi alla Galleria Umberto Di Marino irradia un’atmosfera che riflette sull’architettura, sul suo impatto estetico e sulle varie economie dei territori in cui si declina, con la sua tradizionale poetica espressa in tavole dense di storie e linguaggio progettuale. Al termine del percorso troviamo la poesia fluttuante di Rosa Barba in neon “Pensiero Spaziolungo” evoca l’immaginazione dell’artista tra rappresentazione cinematografica e simulazione astronomica sognante.

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Christiane Löhr, Borsa di semi (2022). Foto di Rina Bekshiu

Nella sezione Fotografia e Immagini in movimento, tra i lavori più interessanti segnaliamo quello dell’artista Almudena Romero presentata da Ipercubo.
La sua ricerca parte dalla tecnica della fotografia ottocentesca per espandere il concetto stesso di immagine; utilizzando processi biologici come fotosintesi e fotoperiodicità, l’artista imprime fotografia su elementi vegetali. Così facendo, le sue opere si trasformano nel tempo e sono realizzate in stretta collaborazione con la natura, che diventa agente generativo.

Tra le serie più iconiche della fotografia italiana: “Non ho mani che mi accarezzino il volto” di Mario Giacomelli. Questo lavoro, realizzato tra gli anni settanta e settanta, è un esempio straordinario della sua estetica poetica e visionaria, caratterizzata da contrasti netti, atmosfere sospese e un forte senso narrativo. La serie ritrae i giovani
seminaristi in movimento, trasformando le loro figure in silhouette dinamiche che sembrano librarsi nel bianco della carta fotografica.

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1. Almudena Romero The Act of Producing. The Pigment Change. Foto di Rina Bekshiu

2. Almudena Romero The Act of Producing. The Pigment Change. Foto di Rina Bekshiu

3. Mario Giacomelli, Io non ho mani che mi accarezzino il volto (1961/63). Foto di Rina Bekshiu

All’interno della sezione Prospettiva, segnaliamo lo stand di Triangolo dedicato a Federico Cantale. L’opera “tra sè e sè”, realizzata nel 2024 è una scultura che riunisce terracotta e un pallone, esplorando concetti di introspezione e dualità e creando un incontro tra materiali e forme che invita lo spettatore a riflettere sul rapporto tra l’arte e la percezione individuale. L’uso di un materiale tradizionale come la terracotta insieme a un oggetto quotidiano come il palloncino conferisce all’opera una dimensione di contrasto, simbolo di una continua sperimentazione, cuore pulsante della ricerca artistica di Cantale.

La partecipazione della galleria Triangolo ad Arte Fiera 48, nella sezione Prospettiva, ha rappresentato un ulteriore passo nel consolidamento della sua identità nel panorama dell’arte contemporanea.

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Federico Cantale, Tra sé e sé (2024). Foto di Rina Bekshiu

Anche questo anno la sezione di Pittura XXI ha confermato la propria posizione come osservatorio sulla pittura contemporanea e sulle nuove generazioni di artisti.

Tra gli allestimenti più interessanti le opere di Flora Temnouche, giovane artista francese che vive a Berlino, presentata nello stand della galleria A+B Gallery di Brescia.L’artista condensa momenti fugaci della sua vita quotidiana insieme alle loro atmosfere, catturandone la luce e la loro permanenza sulla tela.

Alla sua prima partecipazione alla fiera, la galleria Richter di Roma presenta il lavoro di Luca Grechi, pittore dalle velature stratificate e profonde.

Infine, nello stand della galleria NContemporary si distinguono le opere di Nazar Strelyaev-Nazarko, artista che esplora la pittura con un approccio sperimentale e contemporaneo, ridefinendo la relazione tra gesto, materia e narrazione visiva.

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Nazar Strelyaev-Nazarko, Butterfly Hunt (2024). Foto di Rina Bekshiu

In conclusione, Arte Fiera 48 si conferma come un evento capace di coniugare tradizione e innovazione in un dialogo continuo tra passato e futuro, offrendo uno spaccato vibrante dell’arte contemporanea. Le gallerie e le opere selezionate hanno saputo raccontare storie diversificate, sia attraverso il coraggio di nuovi talenti emergenti che attraverso riletture originali di grandi maestri. La fiera non è solo un
luogo di esposizione, ma un laboratorio creativo in grado di stimolare riflessioni profonde sul presente dell’arte e sul suo futuro.

In questo scenario in continua evoluzione, Arte Fiera 48 si è distinta per la sua capacità di rinnovarsi, attirando visitatori e collezionisti con una proposta culturale stimolante, inclusiva e globale. Il futuro dell’arte, come ci ha mostrato questa edizione, è un mosaico complesso in cui le diverse esperienze e prospettive trovano un terreno comune, e Arte Fiera rimane il palcoscenico ideale per celebrarlo.