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Nataliya Chernakova
Nata nel 1990 a Ekaterinburg, URSS, ha conseguito la laurea in Industrial design nella medesima città. Dopo un’importante esperienza personale si rivolge all’arte come metodo di studiare il conscio e il subconscio. Ha conseguito il Master of Arts al Royal College of Art di Londra (2017), e poi si è trasferita in Italia, dove attualmente vive e lavora. Interessata e ispirata dallo studio di Freud e Lacan, ha sperimentato forme pittoriche e scultoree diverse, costruendo il suo linguaggio artistico e la sua visione della realtà.
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Viste dello studio di Nataliya Chernakova, situato nel quartiere di Baggio a Milano.
Rose e spine
La spina, simbolo di sofferenza nella cultura occidentale, è uno degli elementi distintivi scelti dall’artista. Allo stesso tempo, la rosa, con il suo fiore delicato e profumato, rappresenta lo stereotipo di fiore assoluto, di fragilità e bellezza. Nella sua pratica, Chernakova spesso si occupa di forme comuni, ovvero cliché e stereotipi, estrapolando dall’immagine tramite ripetizione, sovrapposizione o blow-up, l’essenza più profonda del soggetto. La serie contiene sculture in marmo, bronzo, vetro, oltre a pitture ad olio e acquerelli.
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"Mara" (2022-2024), marmo Rosa del Portogallo, dettaglio.
"Rose is a Rose is a Rose (Thorns)" (2023), olio su tela imbottita.
Il collo
Il collo è una zona di estrema fragilità fisica, che istintivamente tendiamo a proteggere quando ci sentiamo a disagio anche solo emotivo. Questa vulnerabilità diventa uno degli elementi indagati nella pratica, ad esempio nella serie “Rose Is a Rose Is a Rose” (2021 – ongoing), la superficie scolpita in marmo suggerisce lo sviluppo delle spine all’interno del soggetto e la loro apparizione sulla superficie del corpo, evocando una sensazione di estremo disagio.
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"A Rose is a Rose" (2022), marmo Rosa del Portogallo.
I messaggi nascosti
Un altro fil rouge del lavoro della Chernakova sono i messaggi codificati. Anche nel lavoro “Dear …, …” (2020-2021) che codifica le lettere dell’alfabeto con dei simboli in marmo, il messaggio è nascosto.
Due persone inevitabilmente formano un sistema di codici, gesti, ricordi e metafore quando comunicano tra loro due, creando così un linguaggio unico che appartiene solo a loro. Questo linguaggio è irripetibile con chiunque altro in tanti suoi aspetti. Questo sistema di cifratura sta alla base della serie “Dear …, …”. Questi codici e modi di comunicare sono probabilmente le cose che ci mancano di più quando la relazione si interrompe, si complica o smette di esistere. (A. Dumont, “ Dear …, …”, 2021)
Da anni, l’artista si dedica all’esplorazione del marmo, che nella serie “Read My Lips” (2020 – ongoing) trova forma nei bassorilievi, dove il messaggio viene sussurrato con dei movimenti delle labbra pietrificate.
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“Dear …, …” (2020-2021).
"Read My Lips” (2020 – ongoing), dettaglio.
The Kiss
La serie “The Kiss We Did’t Have” (2018 – ongoing) include lavori di scrittura, oltre alle opere astratte, dove un’esperienza psico-fisica, ovvero il bacio, trova una forma lineare. La parte del lavoro dedicata al diario, dove le scritte cancellate, lasciano solo un ricordo, come se si tracciassero con un dito parole su un vetro appannato. Nella serie, inoltre, il bacio viene visto come una linea che unisce i due creando una continuità, diventando un mezzo per comprendere l’altro, un ritratto intimo e personale. Il bacio è un gesto alla pari, che svela qualcosa di più profondo: il momento, la personalità e l’essenza della persona si rivelano in modo unico.
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Due opere dalla serie "The Kiss We Did’t Have” , dettagli.