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PREVIEW: ABGLANZ di Alina Marina Frieske | T14 Contemporary/Pananti Atelier

Attraverso una presentazione generale a cura di galleriste, curatori e direttrici di spazi dell’arte e approfondimenti con le parole delle artiste e degli artisti protagonisti di alcune mostre da noi selezionate, PREVIEW vi guiderà in una serie di tour immaginari nelle gallerie milanesi.

In questo nuovo appuntamento abbiamo parlato con il duo curatoriale T14 Contemporary e l’artista Alina Marina Frieske in occasione dell’apertura della nuova mostra ABGLANZ (dal 5 febbraio al 15 maggio 2021).


Potreste parlarmi della mostra, attraverso una serie di aggettivi/immagini, in modo da suggerire e anticipare quello che i nostri lettori scopriranno in galleria?

T14: Nei lavori presentati in galleria, frammenti di fotografie caricate su piattaforme di condivisione online e social network, vengono assemblate in nuove immagini, come fossero pezzi di diversi puzzle, mescolati ed abbinati in un unico tableau.
Un’eco dell’ultimo anno, dove i rapporti virtuali hanno segnato profondamente la nostra quotidianità ed alterato la nostra percezione.
Un Nuovo immaginario quello presentato da Alina, algido e suggestivo, che partendo dall’enorme bacino del web, ricostruisce scenari del quotidiano con delicatezza pittorica, ma senza pennello alla mano.

Innanzitutto, Alina, potresti parlarmi del titolo della mostra (“Abglanz”, in italiano “Riflesso”), e del modo in cui questo può suggerire agli spettatori una chiave interpretativa delle opere esposte?

Alina Marina Frieske: Il titolo Abglanz si riferisce al modo in cui ci presentiamo online sui profili dei social media. Ero interessata alla diffusione di istantanee e autoritratti quotidiani, cercando un modo per riflettere sul materiale a distanza.

Il punto di partenza per i tuoi collage sono immagini che selezioni dall’archivio del web. Qual è il motivo per cui invece la scelta non ricade su immagini scattate da te?

A.M.F.: L’obiettivo era creare un ritratto collettivo e combinare i diversi punti di vista del singolo e della moltitudine. Sono interessata al modo in cui vengono costruite le altre immagini e a cercare punti in comune e pattern nell’utilizzo.

In foto

Installation view: Alina Marina Frieske, ABGLANZ, 2021. T14 Contemporary/Pananti Atelier

L’effetto volutamente sgranato e non definito delle tue opere – il quale ricorda quello delle foto in bassa definizione – produce nello spettatore una sorta di effetto di straniamento. La mancata nitidezza dei lineamenti dei volti umani sembra ricalcare la tematica di un’identità fluida e confusa, e il luogo naturale di questi soggetti sembra essere quello della dimensione onirica. Quale effetto mira a suggerire questo tipo di immagini?

A.M.F.: Si tratta di un’opera che parla di estraneità e familiarità e della difficoltà di distinguerle. Il lavoro si basa sull’esperienza che molti aspetti della vita quotidiana si sono spostati nella sfera digitale, il che fa emergere anche sentimenti di dubbio e incertezza. In questo modo mi interrogo su quando un frammento inizia a mutare il suo significato e diventa qualcos’altro.

La tua ricerca si basa sullo studio dell’intersezione tra fotografia e pittura. In che modo queste due tecniche confluiscono nella tua produzione artistica?

A.M.F.: Dalle fotografie che raccolgo mi concentro su piccoli dettagli che si staccano dalla loro fonte originale. I frammenti stessi si trasformano in una tavolozza o in pennellate. Il lavoro si sviluppa in un arco di tempo più lungo e spesso in azioni ripetitive di ri-fotografia e nuova disposizione.

In foto

Installation view: Alina Marina Frieske, ABGLANZ, 2021. T14 Contemporary/Pananti Atelier